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Manifesto di trova-lavoro

 

trova-lavoro.info è la migliore guida per la ricerca del lavoro

Il manifesto di trova-lavoro fonde mission e valori di questo progetto. Le radici sono antiche e partono dalla sacralità del lavoro, da quanto sia importante trovare lavoro per vivere più che per sopravvivere, per mantenere integra la propria dignità, per sentirsi parte attiva nella società.

 

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana

 

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Articolo 4 della Costituzione della Repubblica Italiana

Spesso viene citato proprio l'articolo 1 della costituzione, che è di grande impatto ma di valore più ideale che pratico. A noi invece piace l'articolo 4, perchè fissa impegni sia dello stato che del cittadino.

Secondo noi gli impegni sanciti nell'articolo 4 sono stati disattesi, trascurati, ignorati e dimenticati dallo stato, dai politici e, purtroppo anche da molti cittadini.

In altre parti abbiamo descritto le ragioni "pratiche" per cui è nato trova-lavoro.info, ma in questo articolo cercheremo di trasmettere alcune idee, forse filosofia, forse solo ideali out of time, che hanno portato a tutto questo.Manifesto di Trova Lavoro

"cerco lavoro" vs. "gli inattivi"

Quando si legge/sente sui media (giornali, radio, televisioni, internet) una notizia sulla "disoccupazione" ci sono una serie di valutazione sulla composizione dei parametri che portano a determinare una percentuale. E talvolta si trovano opinioni contrastanti anche nella valutazione da dare ad un dato. In febbraio del 2015 è uscita una interpretazione di questo tipo: "il tasso di disoccupazione è aumentato, ma è una bella cosa perchè si è ridotta la percentuale degli inattivi". Cioè?

In pratica il tasso di disoccupazione vine calcolato sulla base del rapporto fra gli occupati e la popolazione attiva (che lavora o che cerca lavoro) mentre gli inattivi sono quelli che il lavoro non lo cercano. Ci sono inattivi per età (pensionati e giovanissimi) e ci sono soprattutto gli inattivi per rassegnazione. Questi sono quelli che non chiedono più "cerco lavoro" ma dopo tentativi non riusciti hanno rinunciato.

Ecco, in troppo danno tante spiegazioni a questo problema. Alcune sono anche parzialmente condivisibili: la crisi è la più gettonata, la situazione di determinati territori che dal passaggio di Garibaldi in poi ha fornito opportunità con il contagocce, l'invasione degli stranieri secondo altri, tutte con una parte di credibilità e molti distinguo da fare.

Perchè trovare lavoro diventa un impresa estrema?

Io posso parlare solo per quello che conosco ed ho visto e non ho la pretesa di possedere il crisma dell'infallibilità. Però riconosco che alcune cose hanno un senso.
In momenti di espansione e prosperità economica la popolazione si è proiettata verso impieghi di maggior prestigio, per questo sono in via di estinzione alcune attività artigianali in cui il vecchio operatore non ha trovato successori (dai calzolai agli arrotini, i maniscalchi, i falegnami, ma anche trovare un idraulico è abbastanza difficile), e allo stesso modo nelle attività manifatturiere e di trasformazione alimentare ha iniziato ad esserci difficoltà a reperire personale per i lavori diciamo più umili. 

A questo punto l'immigrazione ha avuto effettivamente un ruolo importante, seguito anche da un eccessivo, a mio avviso, innalzamento della scolarità media. Un paradosso?, no, sta di fatto che una percentuale molto più bassa di prima continua gli studi dopo il diploma superiore. Non si trovano più giovani periti o giovani geometri o ragionieri. Tutti si iscrivono all'università. In questo ha contribuito il nuovo ordinamento con lauree brevi (che una volta erano considerati diplomi universitari e non lauree) ed esami numerosi ma molto più simili alle interrogazioni del liceo che agli esami universitari dei miei tempi.

Ma adesso che l'economia non tira ci meravigliamo di tutto e facciamo finta di non esserci accorti di niente.

Lo stato come entità ha cercato di fare qualcosa, ma, a mio avviso lo ha fatto con una attenzione maggiore al potenziale di raccolta di consensi piuttosto che operare con buon senso: si è continuato a parlare di disoccupazione giovanile anche quando il vero problema sta negli over 45 che una volta espulsi dal mondo del lavoro fanno una fatica bestia a rientrare. E dopo un po' molti mollano. Ed è una situazione assurda! Perchè nel frattempo l'età pensionabile è aumentata più di quanto non sembri. Facciamo un esempio: Mario Rossi ha 46 anni, quindi probabilmente ha almeno 20 anni di lavoro davanti prima della pensione. In pratica può fornire un contributo attivo in azienda per un numero di anni comparabile a Roberto Bianchi che nel 1995 aveva 35 anni. Ma non è considerato allo stesso modo. 

Si è alimentato un sistema in cui se esci dalla scuola non vai bene perchè non hai esperienza, se hai 25 anni di esperienza non vai bene perchè sei vecchio. Assurdo!!.

Oltre l'ovvia assonanza cosa c'entra trova-lavoro.info con il trovare lavoro effettivamente?

 Beh, il punto è che negli ultimi tempi la qualità dei servizi legati al mondo del lavoro (inteso come accesso e cambio) si è ridotta sensibilmente a tutti i livelli. Ne scrive Giovanni nel blog di trova-lavoro.info più in dettaglio, ripercorrendone i passaggi storici che ne hanno segnato le variazioni, ma oggi non si fa più selezione del personale in modo approfondito - non in assoluto, ma come trend maggioritario - privilegiando velocità del processo e quantità. A scapito della qualità, senza dubbio. 

Sempre più spesso si incontrano persone che non hanno davvero le competenze necessarie per svolgere un ruolo delicato come quello della selezione del personale o come quello di orientare e supportare la eventuale ricollocazione. Attenzione, non è colpa loro, è il sistema che ha voluto così. Poi c'è chi ci mette del suo e studia, si documenta ed ha l'aspirazione di fare meglio il proprio lavoro, meglio però non solo agli occhi del capo o del dirigente pubblico di servizio ma invece ha il desiderio di fornire un servizio migliore agli utenti: chi cerca lavoro ed anche, come ovvia conseguenza, delle aziende che assumono.

Di fatto però dal 1997 con l'introduzione della somministrazione (leggi: le agenzie interinali) il mercato è governato da chi fa i numeri, da chi fa quantità prima della qualità. Nel dubbio chiedete ad un qualsiasi responsabile di una filiale di una qualsiasi insegna della somministrazione se viene valutato per la qualità delle selezioni oppure per il numero.

Purtroppo molte aziende hanno seguito questa onda anomala abbagliati dal miraggio della flessibilità in ingresso ponendo come punto chiave il "se non va bene lo posso cambiare" al posto del "cerco il migliore".

Noi vorremmo cambiare questo. Siccome non abbiamo un peso politico e nemmeno economico, pensiamo che l'unico modo per ribaltare il tavolo sia lavorare con e per l'anello debole della catena: la persona che vuole trovare lavoro o cambiare quello che ha.
Candidati più preparati e coscienti riusciranno a trovare il lavoro che meglio li valorizza e che darà maggior valore aggiunto alle aziende che li assumono, semplificando così anche le asprezze di selezioni frettolose.

 

Vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni.

Enest Hemingway - Verdi Colline d'Africa

 

Un episodio illuminante....

Per rendere meglio i concetti espressi, citiamo un esempio che spesso Giovanni racconta nelle sessioni formative.

Molti anni fa durante il master in marketing ci portarono a visitare diverse aziende, incontrando i manager e visitando le aree produttive caratteristiche. La prima che visitammo era una dei maggiori produttori di piastrelle in ceramica. Dopo la smaltatura e l'asciugatura le piastrelle passavano su un nastro e venivano analizzate da alcune addette che, nel caso, tracciavano con un pennarello una X su quelle imperfette.
Qualche mese dopo visitai una azienda che produceva prodotti da forno lievitati anche per conto del marchio leader italiano. Capitai mentre andavano in produzione i panettoni. Non ricordo con precisione se questa cosa capitasse prima della lievitazione o prima della cottura, ma anche lì c'erano due addette per ogni linea che con una lama tracciavano una X sul panetto di impasto.

La prima impressione fu quella di una attività alienante, poi concordammo che, comunque la si volesse vedere, tutte detenevano la competenza "tracciare una X" ai massimi livelli raggiungibili.

Bene questo è conforme con il pensiero comune. Le addette dell'esempio erano veri fenomeni "nel fare le X". Ma se l'azienda dolciaria si trovasse nella condizione di sostituire o ampliare le linee di produzione e quindi ricercasse addetti in grado di "fare le X", secondo voi le signore della ceramica sarebbero adatte?

Probabilmente no. E' diverso lo strumento. E' diverso il materiale su cui lavori. E' diversa la tolleranza/precisione richiesta per tracciare le X. E' diversa la fase all'interno del processo produttivo. Sono diverse le aziende.

Quindi in realtà la competenza principale non è "fare le X" quanto più invece essere in grado di lavorare su turni, mantenere l'attenzione nonostante attività ripetitive, sensibilità manuale, precisione, attenzione e soprattutto la capacità di apprendere con profitto.

Questo per noi è la difficoltà di oggi in Italia, ci si limita al titolo e non si legge mai tutto l'articolo. 

 

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